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Monadologìa, La.

Opera filosofica composta da G.W. Leibniz in francese nel 1714. Il filosofo tedesco si proponeva, attraverso questo scritto, di illustrare, a Eugenio di Savoia, i fondamenti della teoria da lui elaborata; il principe custodì gelosamente il trattato e questo non fu mai pubblicato mentre il filosofo era in vita. Nel 1721 ne comparve una traduzione latina, ma il testo francese originale entrò a far parte, solo nel 1840, dell'edizione delle Opere filosofiche di Leibniz curata da Edema, cui si deve la scelta del titolo, poi mantenuto in tutte le pubblicazioni successive. Leibniz, contro l'annullamento degli esseri individuali conseguente al monismo di Spinoza, sosteneva l'infinita pluralità delle sostanze, ciascuna delle quali costituisce un'individualità a sé. La monade (V.), che non coincide con l'atomo della concezione democrito-epicurea, è una sostanza immateriale, semplice e indivisibile, fonte di energia, che si manifesta in percezione (molteplicità nell'unità) e in appetizione (continua mutazione, cioè passaggio da una percezione a un'altra). Una monade è attiva rispetto a un'altra quando rappresenta a se stessa uno degli stati interni di essa. Le monadi sono infinite, qualitativamente differenti fra loro e sono ordinate secondo il rispettivo grado di perfezione, cioè di chiarezza e distinzione della propria coscienza percettiva. Si possono distinguere quattro specie: monadi prime, costituenti la materia inorganica, che non raggiungono mai lo stato di coscienza; anime o monadi animali, dotate di memoria, di capacità associativa, che costituiscono la potenza degli aggregati di monadi che sono i corpi viventi; spiriti finiti, percettivi e appercettivi, cioè autocoscienti, in grado di conoscere le leggi che regolano le proprie mutazioni appetitive; Dio, monade delle monadi, in grado di rappresentarsi l'universo da ogni punto di vista possibile, a differenza delle singole monadi che possono farlo solo dalla propria singola prospettiva. Ogni monade è infatti "senza porte e senza finestre" ed evolve solo in virtù della propria energia interna. L'incomunicabilità così prospettata includeva, ovviamente, anche quella fra anima e corpo, non essendo data possibile influenza tra sostanze autonome. Leibniz introdusse però il concetto di "armonia prestabilita", secondo il quale tale impossibilità di comunicazione lungi dall'originare uno stato di caos nell'universo, era stata congegnata dalla mente intelligente e benevola di Dio in modo tale che ogni monade, in ogni momento, si trovasse in una condizione armonica rispetto a tutte le altre. Dio ha voluto infatti creare il "migliore dei mondi possibili", scegliendo la migliore tra tutte le infinite combinazioni possibili. La concezione leibniziana del mondo si basava quindi su un ottimismo statico in cui il male, essendo proprio della finitezza delle m. create, era superato dalla connessione armonica degli eventi.